Il ruolo della famiglia è essenziale: non è infatti possibile enucleare una persona dal proprio conteso di riferimento. Si rendono indispensabili per le famiglie, ove richiesto, un accompagnamento ed un sostegno alla genitorialità con un focus sulla dimensione del tempo.
I ragazzi che affrontano un percorso di transizione, approdano al coming out con le proprie famiglie in seguito alla presa di coscienza di una serie di consapevolezze, le stesse consapevolezze che le famiglie ancora non hanno. I vissuti famigliari con cui più frequentemente ci interfacciamo riguardano: senso di colpa, timore di eccessiva influenzabilità dei figli, non comprensione, dolore nell’esperire il dolore dei figli, vergogna, paura che mai nessuno sarà in grado di amare i/le propri/proprie ragazzi/e.
I bambini nascono non sapendo cosa significa essere un maschio o una femmina, lo imparano dai genitori, dai fratelli più grandi e da chi li circonda. Questo processo di apprendimento inizia presto, non appena un medico o un altro operatore sanitario dichiara, sulla base dell’osservazione degli organi sessuali esterni del neonato: “è un maschio” o “è una femmina”. Continua nella pubertà e nell’età adulta poiché le aspettative sociali sull’espressione e il comportamento maschili e femminili spesso diventano più rigide. Ma il genere non esiste semplicemente in quei termini binari, il genere è più uno spettro, con individui che si esprimono e si identificano con vari gradi di mascolinità e femminilità. Le persone transgender si identificano lungo questo spettro ma si identificano anche come un genere diverso da quello loro assegnato alla nascita.
L’identità e l’espressione di genere sono fondamentali nel modo in cui vediamo noi stessi e nel modo in cui ci relazioniamo con il mondo che ci circonda. Questo è certamente vero per i bambini e gli adolescenti transgender, per i quali il sostegno familiare è assolutamente fondamentale.
Un numero crescente di ricerche nel campo delle scienze sociali riflette che il comportamento di accettazione del genere da parte dei genitori e di altri adulti (insegnanti, nonni, ecc.) migliora notevolmente la salute mentale ed il benessere del bambino/adolescente. Quando i giovani transgender percepiscono ostilità o rifiuto da parte delle persone che li circondano, sono più soggetti ad ansia e depressione così come sono maggiormente a rischio di abuso di alcool e di sostanze stupefacenti ed in casi davvero estremi più inclini al suicidio.
Ad un certo punto della crescita, quasi tutti i bambini assumono ruoli associati a generi diversi: le bambine giocheranno con i camion, i bambini giocheranno con le bambole, le bambine odieranno indossare abiti ed i bambini insisteranno per indossarli ma un comportamento non conforme al genere non significa necessariamente che un bambino sia transgender. Detto questo, a volte questi comportamenti possono indurci a capire cosa potrebbe provare un bambino riguardo al proprio genere, con alcuni bambini che si identificano come un altro genere rispetto a quello che è stato loro assegnato da piccoli.
La regola generale per determinare se un bambino è transgender o non binario (piuttosto che non conforme al genere o variante di genere) è se il bambino è coerente, insistente e persistente riguardo alla propria identità di trangender.
Se un figlio di 4 anni vuole, in un paio di occasioni, indossare un abito femminile o sostiene di voler essere una bambina, probabilmente non è transgender; ma se un figlio, a cui è stato assegnato il sesso maschile alla nascita, insiste ripetutamente nel corso di diversi mesi o addirittura anni, di essere una femmina, allora è probabilmente transgender. I bambini che sono di genere non binario, non si sentono maschio o femmina, o si sentono forse un pò di entrambi, o forse nessuno dei due, potrebbero non avere ancora la giusta percezione e solo il tempo potrà aiutarli ad acquistare consapevolezza.
Naturalmente ci sono infinite variazioni nel modo in cui i bambini si esprimono, quindi l’opzione migliore è affidarsi ad un terapista specializzato che possa aiutare bambino e genitori con un’analisi clinica approfondita.
Non è solo una fase e non è qualcosa che si possa cambiare.
La maggior parte dei bambini e degli adolescenti attraversano “fasi” come vestirsi solo di nero, tingersi i capelli, essere ossessionati da una certa band o chiedere di avere un soprannome ma essere transgender non è una fase, è un viaggio e cercare di ignorarlo può essere dannoso durante un periodo in cui il bambino/adolescente ha più bisogno di sostegno e di conferme.
Cercare di cambiare l’identità di genere del proprio figlio negando, punendo o tentando una terapia riparativa non solo è inefficace ma bensì pericoloso, può causare danni permanenti alla salute mentale del bambino. Le cosiddette terapie “riparative” o “di conversione”, che sono tipicamente basate sulla fede, sono state uniformemente condannate come psicologicamente dannose dall’American Psychological Association, dall’American Medical Association, dall’American Psychiatric Association e da numerose organizzazioni professionali simili.
https://www.apa.org/practice/guidelines/transgender.pdf